Imprese e avvocati | Il rapporto di ricerca dell’OCF in collaborazione con Confcommercio
L’avvocatura e il suo ruolo: una nuova consapevolezza sulle chances di sviluppo che il nostro tempo ci offre
Questa pubblicazione contiene i risultati statistici dell’indagine su “Imprese e Avvocati” condotta dall’Organismo Congressuale Forense in collaborazione con Confcommercio e che è stata volta ad acquisire contenuti, conoscenze e consapevolezze in merito all’esperienza e al ricorso alla figura professionale dell’Avvocato da parte delle MPMI (Micro-Piccole-Medie Imprese) del terziario (esclusi il settore finance e i liberi professionisti).
L’indagine è stata condotta su un campione significativo di 1.600 MPMI, con specifico riferimento all’attività di assistenza e difesa nelle controversie civili e all’attività di assistenza stragiudiziale, avendo come punto di riferimento non solo i risultati in termini di soddisfazione/insoddisfazione da parte dell’impresa rispetto alla prestazione professionale ricevuta, ma anche il tema della occasionalità/stabilità del rapporto e il grado di coinvolgimento del legale nelle scelte aziendali.
Si tratta di uno strumento di conoscenza che non ha diretti precedenti nel panorama delle azioni degli organismi esponenziali della nostra Avvocatura, da sempre intenta più a rappresentare sé stessa e la propria crisi piuttosto che a operare i dovuti riscontri circa la percezione che di noi Avvocati hanno gli altri operatori della scena sociale e le potenzialità inespresse che il mercato dei servizi legali potrebbe offrirci.
Trattandosi della prima esperienza, l’indagine è stata riservata al mondo delle imprese medio/piccole, con esclusione del complesso e articolato mondo dei consumatori e della più elitaria realtà delle grandi imprese: ciò al fine di avere il prima possibile dati e strumenti utili di conoscenza di una realtà rispetto alla quale è parso più urgente un approccio maggiormente consapevole e maturo in quanto essa rappresenta, insieme, il mercato di più immediato interesse e un importante interlocutore nelle azioni politiche.
I dati che ne sono emersi e che vengono qui pubblicati costituiscono il punto di arrivo del sondaggio ma, al tempo stesso, il momento di avvio di un più profondo e importante lavoro di analisi e sintesi del rapporto tra Avvocatura e mondo delle imprese.
Punto di arrivo in quanto, anche a una prima lettura (necessariamente sommaria) i dati emersi offrono, rispetto al modo in cui solitamente ci raffiguriamo, il quadro di un rapporto più articolato e complesso tra l’Avvocato e il proprio assistito “azienda” e mettono direttamente in crisi il racconto di una Avvocatura inidonea a fornire utilità dirette ai propri clienti, se è vero che, delle imprese che hanno fatto ricorso ad un legale almeno una volta (il 73,3% del totale del campione), ben l’88,9% lo ha fatto non per richiedere il patrocinio giudiziale ma per ottenere prestazioni stragiudiziali; e tra queste si sono dette soddisfatte della prestazione ricevuta ben il 91,8%, dato quest’ultimo sostanzialmente in linea con il grado di soddisfazione delle imprese rispetto alle prestazioni giudiziali (82,3%).
Di diretto interesse anche i dati relativi alle dimensioni dello studio legale a cui si rivolgono le imprese, alla frequenza dei rapporti di collaborazione stabile rispetto alle prestazioni occasionali, alle modalità di interazione con riferimento agli ambiti territoriali, alle scelte delle imprese in relazione al loro dimensionamento e alle tipologie di prestazioni professionali richieste: prestazioni che sono state ritenute sicuramente utili al fine di ridurre il contenzioso, migliorare la trasparenza e la integrità dell’operato aziendale, dare maggiore credibilità all’impresa presso i suoi clienti, migliorare la gestione delle risorse umane e offrire maggior potere contrattuale.
Molto significativo il dato secondo cui l’88,2% delle imprese che hanno usufruito di consulenza e assistenza legale nei diversi ambiti considera tale supporto un potenziale fattore proattivo per il miglioramento dell’azione strategica e operativa.
Rilevanti (e preoccupanti) i risultati del test relativamente alla conoscenza, all’utilizzo e ai risultati degli strumenti di “giustizia complementare” di cui il 63,4% del campione afferma di non aver mai sentito parlare e la cui espansione, nonostante offrano esiti soddisfacenti per la grande maggioranza del campione (il 73,9%), pare trovare il maggior ostacolo proprio nell’approccio dell’Avvocatura, secondo quanto ritenuto dal 69,4% del campione (per il 36,4% l’impossibilità di farvi ricorso risiederebbe nell’assenza di disponibilità al dialogo con la controparte, mentre per il 33,0% l’uso degli strumenti di “giustizia complementare” sarebbe sconsigliato proprio da parte del legale di fiducia).
Rispetto a tali risultati, sembra apparentemente contraddittorio il dato relativo alla previsione circa lo sviluppo del ruolo che l’assistenza legale assumerà in futuro per le imprese italiane: laddove il 56,3% del campione ha espresso l’opinione di un ruolo progressivamente meno significativo dell’assistenza legale, mentre il 43,7% vede nel futuro per l’Avvocatura e i servizi legali un ruolo sempre più integrato e proattivo (supporto nella gestione di affari legali, organizzativi, commerciali, economici, etc.).
In sostanza, le imprese italiane sembrano dirci che l’Avvocatura potrà avere un ruolo significativo nella misura in cui saprà essere più integrata con le strutture aziendali, più coinvolta nelle esigenze strategiche funzionalmente volte a una visione complessiva della realtà imprenditoriale e, complessivamente, più aperta e propensa a un dialogo costruttivo con le imprese italiane, al fine di offrire un servizio di utilità concreta; ruolo da affiancare all’idea di una Avvocatura volta esclusivamente alla tutela dei diritti in sé e per sé, e che rimane pur sempre il nucleo essenziale della nostra professione, purché volto alle esigenze proprie del mondo produttivo.
Ma questo lavoro non può che essere un punto di partenza in quanto, al di là delle prime impressioni, i dati andranno analizzati in modo scientificamente appropriato, al fine di trarne tutta l’utilità possibile: e ciò anche in interazione con i risultati che annualmente ci offre la Cassa Forense, con la ormai usuale indagine statistica sull’Avvocatura.
In conclusione, trovano conferma le ragioni che hanno indotto l’Organismo Congressuale Forense ad avviare una stretta interazione con il mondo delle imprese, in un’azione svoltasi costantemente e in continuità pur negli avvicendamenti nelle cariche apicali, volta a orientare le scelte strategiche dell’Avvocatura in funzione della conoscenza del tessuto socio/economico del nostro paese, delle sue esigenze e dei concreti spazi che offre alla nostra professione. E in tal modo il rapporto viene offerto al nuovo Organismo Congressuale Forense che verrà eletto dal XXXV Congresso Nazionale Forense affinché, con il completamento dell’analisi dei dati già emersi, l’indagine divenga uno strumento usuale da aggiornare annualmente e ampliare, al fine di orientarne al meglio l’azione politica.
Con l’auspicio che l’Avvocatura, che da troppo tempo si raffigura come una professione in crisi e dal futuro incerto, possa trarne un nuovo racconto di sé stessa, fatto di consapevolezza sulla persistente importanza del proprio ruolo e sulle chances di sviluppo che il nostro tempo comunque ci offre e che vanno assolutamente colte.
Consulta il rapporto d’indagine cliccando sul link:
Imprese e avvocati – Rapporto di indagine
A cura del Gruppo “Imprese e consumo”
Accursio Gallo, coordinatore
Giandomenico Catalano
Alessandra Dalla Bona
Giovanni Malinconico
Armando Rossi
Paolo Rossi
Giovanni Stefanì
Stefano Tedeschi