Fase 2, avvocati a Bonafede: giustizia ferma, a rischio tenuta sociale paese
“In un momento tanto drammatico per l’Italia, la giustizia italiana ha raggiunto uno dei livelli più critici della storia repubblicana: è oggi paralizzata e quasi del tutto inaccessibile. Il perdurare di una situazione di stallo nei tribunali non può più trovare giustificazione nel momento in cui l’intero Paese sta invece programmando la ripartenza di tutte le attività produttive e sociali. Il Consiglio nazionale forense e l’Organismo congressuale forense, nelle rispettive prerogative e ambiti, si impegnano pertanto ad assumere ogni iniziativa utile affinché anche per il comparto della giustizia sia possibile ripartire concretamente nell’interesse dei diritti dei cittadini. Così è a rischio la tenuta socio-economica del Paese, privato dal presidio imprescindibile della funzione giurisdizionale”.
È la denuncia che la presidente facente funzioni del Consiglio nazionale forense, Maria Masi e il coordinatore dell’Organismo congressuale forense, Giovanni Malinconico hanno portato oggi al tavolo ministeriale, presieduto dal Guardasigilli Bonafede.
L’avvocatura ‘opinatamente’ esige la reale ripresa dell’attività giudiziaria, modificando la disciplina vigente, e ha chiesto al ministro che si riparta immediatamente con la trattazione delle udienze in compresenza fisica, con la sola eccezione dei casi in cui ciò sia motivatamente impossibile per persistenti esigenze di natura sanitaria, e in alternativa con le modalità telematiche già individuate purché effettive e non pretesto di ingiustificati rinvii.
“L’amministrazione della giustizia – spiegano Cnf e Ocf – a prescindere dalle esigenze della magistratura, dell’avvocatura e degli addetti agli uffici giudiziari, è un presidio di democrazia che riguarda tutti i cittadini, perché il suo funzionamento incide sulle irrinunciabili aspettative di essere tutelati, di veder riconosciuti i propri diritti in tempi accettabili e secondo la legge, e rappresenta il livello stesso di civiltà del Paese”.