Esame forense: cambiare tutto il percorso formativo con verifiche intermedie.
“Il vero problema è la formazione del praticante e dunque del futuro avvocato, non solo e non tanto l’esame di abilitazione forense”.
A commentare gli esiti dell’audizione in Commissione Giustizia per la riforma dell’esame è Giovanni Malinconico, Coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense. “La nostra proposta – spiega Malinconico – è quella di fissare un percorso di studio per il praticante che preveda un percorso di laurea specialistica in professioni forensi (per avvocati e magistrati) e degli step di verifica intermedi del tirocinio, consentendo a quel punto un esame per così dire alleggerito”.
“La semplificazione dell’esame forense però non può mai in ogni caso andare a discapito della formazione del futuro avvocato, e dunque a discapito dei diritti dei cittadini clienti, che quell’avvocato andrà a difendere – prosegue il nostro coordinatore – nei progetti di riforma leggiamo cose non condivisibili, come l’ipotesi di rendere facoltative materie fondamentali come il diritto costituzionale o il diritto comunitario, una follia”.
Quanto al tema più spinoso, che è quello della retribuzione dei praticanti, “è un argomento delicato. Da un lato occorre tutelare i diritti di questi ragazzi ed impedirne lo sfruttamento, dall’altro evitare che automatismi come la retribuzione dal primo mese generi l’effetto contrario: se devo pagare da subito una persona che nel corso del tempo potrebbe rivelarsi inadeguata, svogliata, incapace, piuttosto non prendo praticanti. In questo senso, la verifica intermedia sarebbe d’aiuto, prevedendo il compenso solo per chi ha superato i primi step della pratica e si è dunque dimostrato capace e volenteroso”.