Equo compenso, OCF: “Essenziale giungere senza indugi all’approvazione della Legge”
Di seguito il testo del comunicato stampa a firma dell’Ufficio di Coordinamento e del Gruppo di lavoro “Equo compenso e sostenibilità della professione”.
L’Organismo congressuale forense esprime la soddisfazione dell’avvocatura per l’approvazione alla Camera dei Deputati delle quattro identiche proposte di legge sull’equo compenso a firma rispettivamente degli On.li Costa, Meloni, Morrone e Mulè che riproducono esattamente il medesimo testo del D.D.L. 2491 Meloni che, nella scorsa legislatura, non fu approvato nel suo ultimo passaggio al Senato per l’anticipata crisi di governo.
La riproduzione del medesimo testo da parte dei firmatari ha consentito di accedere alla procedura d’urgenza prevista dall’art. 107 del Regolamento della Camera per i progetti di legge già approvati da un ramo del parlamento nella precedente legislatura.
OCF, che dal 2017 sollecita il Legislatore sulla necessità della legge sull’Equo Compenso che superi l’attuale e lesiva deregulation nei compensi professionali, già fu sentito nel 2021 in audizione al Senato sul testo precedente e nel novembre scorso ha ribadito con proprie osservazioni alla Commissione Giustizia della Camera la propria complessiva valutazione positiva del testo di legge.
Anche se perfettibile in alcuni suoi aspetti, quali la platea dei soggetti (committenti forti) destinatari o sul bilanciamento delle necessarie sanzioni deontologiche, con funzione antidumping, per i professionisti che non ne dovessero rispettare le disposizioni, OCF ritiene che sia essenziale giungere senza indugi all’approvazione della Legge così come è formulata e quindi procedere senza emendamenti nel passaggio al Senato, non solo perché largamente condivisa dai gruppi parlamentari e quindi per non vanificare l’attuale clima politico largamente favorevole all’approvazione, ma soprattutto nel merito perché fissa una base minima di capisaldi di tutela e garanzia contrattuale di cui i professionisti e l’avvocatura hanno vitale bisogno, come il mantenimento dei minimi reddituali previsti dai parametri ministeriali o come il divieto di clausole vessatorie e servizi suppletivi che i committenti forti talora impongono come corvée ai professionisti. Di contro emendamenti del testo in questa fase, rischierebbero di fare il gioco dei gruppi di committenti, banche, assicurazioni e pubbliche amministrazioni che grazie allo status quo possono continuare a comprimere il valore economico dei servizi professionali di cui si avvalgono a detrimento della qualità.
Roma, 25 gennaio 2023