Avvocati aggrediti; OCF: “Difensore visto come difensore del reato è il riflesso di una visione distorta e populista.”
L’Organismo Congressuale Forense ancora una volta è costretto a denunciare il clima intimidatorio che si crea a danno dei difensori di persone accusate di gravi reati, frutto della sempre più diffusa assenza di consapevolezza del ruolo fondamentale rivestito dall’avvocato per la vera e propria esistenza di un processo che possa definirsi tale. L’episodio ultimo è stato denunciato dalla Camera Penale di Pistoia con riferimento a un processo per violenza sessuale, al termine del quale i difensori sono stati verbalmente aggrediti da amici e parenti delle persone offese e sono stati costretti a uscire da una porta secondaria laterale della Corte di Appello di Firenze dove si era svolto il processo.
Il continuo verificarsi di simili accadimenti impone di riaffermare che il processo penale ha la funzione di accertare la responsabilità del singolo in relazione a un fatto e non va inteso quale strumento per debellare fenomeni criminali, né nel processo penale può mai venire meno la centralità dell’imputato a vantaggio della persona offesa.
L’idea che il difensore sia un difensore del reato è il riflesso di una visione distorta e populista che vede nel processo un ostacolo all’immediata condanna e nel difensore di conseguenza un simpatizzante del crimine, anziché un baluardo della democrazia a difesa dei diritti dell’individuo. Analoghe situazioni si registrano ormai di frequente anche a danno dei giudici che nell’esercizio dei loro doveri assolvono l’imputato. A ben vedere, questa erronea e inconcepibile visione del difensore e del processo è alimentata anche dalle politiche legislative che, ormai da decenni, ricorrono a incrementi di pene e all’introduzione di nuovi reati nel convincimento, smentito dal costante incremento negli ultimi anni del numero dei delitti, che ciò possa servire a debellare i fenomeni sociali devianti.