Anno giudiziario, gli avvocati OCF: di questo passo 20 anni per ridurre arretrato
“Con oltre 2 milioni e mezzo di procedimenti penali e oltre 3 milioni e centomila cause civili pendenti, la situazione della giustizia italiana resta drammatica e disperante”.
Così Giovanni Malinconico, coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, l’organo di rappresentanza politica dell’Avvocatura italiana, commentando i dati diffusi durante l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario presso la Suprema Corte di Cassazione.
“Prendiamo atto delle riflessioni del Primo Presidente Pietro Curzio, e certo ci rallegriamo del miglioramento registrato, ad esempio nel settore civile, dove le cause pendenti sono diminuite di circa 200 mila unità – presegue l’Avvocato Malinconico – e tuttavia non possiamo non notare che, di questo passo, per ridurre l’arretrato sarebbero necessari fra i 15 e i 20 anni, mentre il sistema paese avrebbe bisogno di soluzioni molto più rapide”.
Non solo. La nota di OCF prosegue “accogliendo con preoccupazione sia i dati relativi alle scoperture d’organico della magistratura, carente di circa 1300 giudici, sia i ragionamenti sull’inadeguatezza dei corsi universitari, che secondo il Presidente Curzio non fornirebbero basi adeguate per il superamento del concorso”. D’altro canto, sottolinea Malinconico, “suscitano preoccupazione le affermazioni rese dalla Ministra Cartabia, nella sua relazione al Parlamento, sul fatto che le assunzioni di personale per l’anno 2022 avverranno sulla base di un piano del fabbisogno – quello del 2019/2021 – sulla cui vigenza vi sono notevoli perplessità, problematica che mette a serio rischio le assunzioni necessarie per l’avvio dell’ufficio del processo e per il rispetto dei vincoli di PNRR”.
Tornando alla relazione del Primo Presidente, una parte di essa è dedicata anche alla grave crisi d’immagine della magistratura italiana, il cui onore – spiega Curzio – sta nel riparare ai propri errori. “Una posizione che condividiamo – conclude il Coordinatore dell’OCF Malinconico – ma che richiede a questo punto una riforma strutturale dell’ordinamento giudiziario, a cominciare dal CSM e dal sistema delle correnti, quello sì un pericoloso vulnus nella rapporto fra cittadini e magistratura”.